Da autòs, da sé, di proprio impulso, quindi che va da sé, ribadiamolo ancora, in applicazione al presente oggetto del desiderio, ovvero si muove in maniera autonoma , grazie a non uno ma tanti e tanti cavalli a disposizione ed ecco a voi signori/e, guai a dimenticare proprio ora la gleichheit, lo/a,automobile,con radice tematica in diretta dal greco classico per il primo termine e dal latino per il secondo cioè mobili, ovvero res moventes!
Perennemente in combutta queste due, che poi con quale coraggio si fanno passare per lingue morte, croce e delizia di chi per un attimo ha pensato di averle confinate nell’angolo più sperduto del linguaggio attuale, sommergendole sotto spessi strati di tecno anglicismi ,un malvezzo degli ultimi anni , per poi scoprire con verace disappunto che il corrispettivo, sinonimo o meno, in lingua italiana esiste da sempre ,consentendo addirittura certe sottigliezze linguistiche da vere e proprie illecebre di manifesto significato!
E ci par pure di “vederle”,mentre si consultano o meglio si confrontano a suon di vocabolari di tutte le marche, in realtà si fidano poco di quelli in rete, nella loro millenaria saggezza, “che te ne pare di questo significato?,stavolta ci penso io …il greco al latino e…viceversa…
Dove eravamo rimasti?!
Preambolo,come d’abitudine un po’ lungo ma in compenso serve a confermare che la automobile, togliendo di mezzo ogni dubbio sull’articolo determinativo da attribuire a questo rumoroso, infernale aggeggio,perlomeno agli avventurosi suoi inizi propiziati dal Vate in persona,peraltro entusiasta fautore del suo essere femminino, seducente e pronto ai comandi, è nata per muoversi, girovagare,bighellonare ,lanciarsi alla conquista di spazi e libertà,giusto come i bipedi che le guidano, talora con furore alla maniera del primo novecento o di Marinetti,fa lo stesso, sovente,ai giorni nostri,con indicibile rassegnazione in mezzo alle code quotidiane che ne incapsulano gli slanci emotivi…
E comunque purchè si muova… invece…
Scuri,in genere, antri,leggi box o garage che dir si voglia, nei parcheggi non va granché meglio, tutti affollati di vetture ferme in attesa di potersi rimettere in moto, questa l’improvvisa dura realtà del presente difficile momento …. Eccolo/a, d’obbligo il genere doppio…è arrivato/a finalmente… ne ha messo di tempo a decidersi…. neanche sospirare si può,tanto meno ammiccare tra fari e lampadine in segno di saluto…siamo qui…puta caso, queste dovessero rischiare l’esaurimento nervoso da troppa attività, allora sì che sarebbe una vera iattura…si rimarrebbe al buio,oltretutto sole, ferme e più spente che mai !
Dalle oneste utilitarie , sobriamente in grado di mantenere quello che promettono senza strafare, alle più sfarzose berline,in tutto e per tutto dive della strada, alcune delle quali, ormai senza pudore,si stra- parlano addosso come vecchie comari dal cicaleccio facile, perfino poliglotte all’occorrenza, spettegolando su quello che fa o deve fare il loro padrone, nel caso di specie possiamo evitare la doppia connotazione,sul presupposto che di solito sia l’elemento maschile a preferire certi modelli più tecno ( abbreviato da tecnologia), sofisticati e potenti…mai dare per scontato,è chiaro….
Cosicché,alla resa dei conti, un rio destino le tampina da vicino, grandi o piccolette, dimezzando le occasioni di brillare in corsa o,più semplicemente,mentre si concedono quattro passi per sgranchirsi i…giunti, giunture va bene uguale!
Pure un barlume di speranza s’accende in fondo ai led…la portiera viene aperta e lui o lei scivola con leggerezza al posto di guida, armeggia con i contatti, ah,poter risentire di nuovo la sua voce, quella del motore, ovvio, che s’accende! Qualche istante di euforia e poi di nuovo a tacere …la delusione è talmente cocente da… ma non si doveva finalmente andar per le vie del mondo o del paese o del quartiere,ci si accontenterebbe…
Macché…” eh,no,carina, abbi pazienza ancora un po’…..,dispiace più a me,credimi ,ma al momento vigono delle regole severe e giù a sproloquiare… “ con chi pensa di conversare questo stralunato di un guidatore, vale anche per le signore senza ulteriori aggiunte.
Il desso nel frattempo si allontana pensieroso in attesa di tempi migliori!
Un’ alternativa ci sarebbe : quella dei Musei di auto storiche, dalle arcaiche fogge e improbabili carrozzerie dalle capote in rosso audace, o romantico color lillà,rosa intenso o blu cielo, viste da vicino, perennemente in attesa di farsi ammirare dagli osannanti ma, in definitiva, sparuti visitatori.
Insomma non è l’ideale per queste simpatiche vanesie, smaniose di riprovare l’ebbrezza delle corse di gioventù ,tanto per capirci,alla Isotta Fraschini, tra sciarpe svolazzanti ed esasperati cappelli dalle grandi ali , il riferimento ad una certa Isadora o Eleonora è del tutto casuale!
Tuttavia si può convenire che lo stare in sosta perenne in questi luoghi per cosi dire altolocati ha perlomeno un senso,quello di impersonare dal profondo delle aristocratiche cromature un’anima, ben consapevole di ciò quel deus ex machina di Enzo Ferrari, magari antica ma non sorpassata, quello mai, a cospetto delle ultime generazioni di vetture,cui fare,perché no,da esempio non banale, in virtù di intrinseche armonie di forme e stili, ancora palesi dopo decenni di collaudata esistenza.
Verso le conclusioni …..
Non a caso, una riga su abbiamo usato un termine vagamente desueto in luogo del ben più inflazionato vocabolo di automobile, in via gergale macchina, che richiama alla mente bambina leggiadre memorie di vacanze a lezioni finite nella casa del nonno, alta sul breve pianoro che domina le anse della fiumara.
“ E la vittura ancora non si vede?? I due punti interrogativi non sono pleonastici ma evidenziano una certa ansia della padrona di casa, meravigliosetta e ridanciana zia paterna, impegnata ai fornelli quasi da mane a sera, a preparare succulenti ragù, in cui affondano con stuzzicante cadenza polpette caprine,(da capra suvvia…), destinati a condire i maccarruni di prammatica.
E intanto si affaccia a intervalli regolari sul fiorito terrazzo in faccia all’acqua che scorre poca e pigra nella stagione estiva, attendendo con in mano il cucchiaione di legno da rimestare il sugo di continuo…. Eccola,finalmente,…arrivò e speriamo che dalla marina ci portarono tutto quello che ci bisogna….
La zietta,alfine tranquilla, non fa caso alle espressioni trasecolate dei nipoti che da qualche secondo han visto apparire al di là dalla curva un docile asinello stracarico di roba nelle ceste…sul serio zia…è questa la vittura….non riuscendo a capacitarsi!
“ E che v’aspettavate…davvero una di quelle rombanti auto che guidate in città?!
Una cascatella di risate..cà ci voli lu sceccu per muoversi…. Coraggio… roteando quel suo gran cucchiaio vagamente minaccioso, “a lavare le mani”, giocoforza questo ricorda un certo ammonimento dei giorni attuali, “adesso è pronto e finalmente si mangia !
A tale uscita, di punti esclamativi ce ne vorrebbero almeno tre, data la bontà del desinare dell’epoca,ma ne basti uno.
Così andavano le cose di quei tempi nelle aspre contrade alvariane della Calabria con la fondamentale differenza che rispetto alle vetture,quelle vere , l’asino quando non si muove,potendo infine godere nella propria stalla di meritato riposo dopo tanta fatica non corre il rischio di scaricare le batterie,come invece accade di subire a quelle altre.
Che più… che la crisi passi ancor più rapidamente di quanto i nostri voti congiunti possano auspicare, e insieme venga scongiurata l’eventualità anche remota di tornare a improponibili mezzi di locomozione, una piccola chiosa una,sicuramente difficoltosi da utilizzare nelle nostre arterie non più ‘nsilicate , ovvero dotate di opportuno lastrico a selce che evita indesiderati scivoloni, vedi poco sopra!