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“Il mio nome è donna” è il progetto promosso dall’Ass. Underground per dare voce a tutte le donne, con la possibilità di raccontarsi. Ringrazio l’Ass. per aver dato voce anche alla mia storia di donna del Sud, impegnata nella propria realtà quotidiana.

<Mi chiamo Teresa Carmine Romeo, il mio nome ha una storia singolare, al femminile. Sono nata il 18 giugno 1987, da mamma Pina e papà Stefano.                                                                                                

Ma partiamo da un’epoca più lontana. La nonna di mia madre, donna Clementina, visse su di sé il dolore della seconda Guerra Mondiale, quando il lutto la colpì ancora giovane, bella e madre. Perse il marito, partito come carabiniere e morto in Africa il 15 settembre 1940. Qualche anno più tardi la nonna si risposò con Carlo, figlio di una serva, Teresa, dal quale non ebbe figli, ma Carlo crebbe quelli della moglie come fossero suoi. Tanto amore, rispetto, tanta devozione anche verso la famiglia che cresceva. I figli della nonna si sposarono ed ebbero a loro volta figli, che crebbero e si innamorarono, come Pina e Stefano. Quest’ultimo riportò nella famiglia di Carlo il cognome Romeo e quando nacqui io, ricevetti il nome di Teresa. Tramando il nome della madre del nonno, in una generazione in cui essere donna è un mestiere di vita difficile. Sono pronipote di nonna Clementina, una donna timoniera, la quale ha trasformato il dolore in coraggio di vivere, forse negli anni più bui della Storia mondiale. Minuta di statura, proprio come me, mise su il suo piccolo impero commerciale in un paese dell’entroterra grecofono della Calabria Jonica. I molti che l’hanno conosciuta la rivedono in me nelle sfaccettature caratteriali in comune. Provenire da una famiglia in cui il ruolo della donna è quasi decisionale, lascia in eredità la determinazione del vivere nella società. In molti ammirano di me il mio essere pasionaria in una collettività che impegna, delude, fortifica ed insegna… insegna a non arrendersi. Amo la poesia, l’arte, il bello che vi è nelle cose, nella natura, negli uomini, per questo mi impegno attivamente nel sociale e nel mondo della cultura. La mia rivoluzione di cambiamento sta nel seguire le orme delle donne da cui provengo, guardando il passato come via maestra nel ripristino e mantenimento dei valori, capi saldi di una società che ha generato uomini valenti e valorosi. Per questo mi presto alla difesa della donna: No! Alla violenza sulle donne. Non più una di meno!                     

   E con lo scopo di sensibilizzare al rispetto della vita, alla sacralità dell’essere donna, organizzo spesso eventi socio-culturali a tema. Il diritto alla salute, alla vita, mi vede impegnata come volontario AIRC, ad aiutare la RICERCA nella lotta contro il cancro. Il diritto alla cultura mi vede impegnata in prima linea a scrivere e pubblicare opere di poesia, narrativa, saggi, articoli giornalistici e mi occupa dell’organizzazione di eventi culturali. Anche il bello è un diritto? Credo di sì! Certamente non è solo un piacere. Ed è per questo che mi diletto ad organizzare mostre artistiche, ma quello che di più bello vedo è il sorriso e lo stupore sui visi della gente. Quel motivo in più che mi spinge ad andare oltre, a non fermare il mio lavoro. Donare in qualsiasi modo possibile agli altri, anche quel poco che si possiede, è come la goccia del mare che insieme alle altre genera l’oceano.                                                             

La mia esperienza di donna la vivo ogni giorno, non solo come parte integrante della società, ma come cittadina attiva del mondo che mi ospita.>

C’è da dire molto sulla storia e l’operato svolto dall’Ass. Underground. Nasce nelsettembre 2014, con lo scopo di promuovere azioni orientate in via prioritaria ma non esclusiva alla prevenzione ed alla risposta ai bisogni di persone in condizioni di svantaggio fisico, psichico e sociale, anziani e minori, donne vittime di violenza, coinvolgendo cittadini, possibili utenti dei servizi, volontari.

L’Associazione prevede specificatamente interventi a favore delle donne vittime di violenza di genere e ai loro bambini ed è una Organizzazione di Volontariato ONLUS con sede a Biella.                  

Underground, negli anni, ha attivato corsi di formazione per le nuove volontarie, svolge attività di volontariato con le  donne e i bambini inseriti in Casa Rifugio in collaborazione e sintonia con gli operatori, si occupa di campagne di sensibilizzazione con la finalità di far conoscere questa preziosa risorsa, cerca opportunità economiche per dare continuità agli interventi della Casa Rifugio in caso di mancato finanziamento istituzionale, sostiene progetti specifici per le donne e per i bambini, come ad esempio la raccolta di materiale didattico, di kit di emergenza.

Negli ultimi anni, collaborando con altre associazioni sensibili alle difficoltà delle donne ed attive sul territorio biellese, ha organizzato numerosi eventi di sensibilizzazione. Di notevole importanza è il progetto della Casa Rifugio ad indirizzo segreto, che va ad inserirsi in un percorso che la Rete Antiviolenza della Provincia di Biella offre alle donne vittime di violenza di genere. Il progetto prevede un servizio di accoglienza per le donne vittime di violenza di genere e i loro figli che si trovano in situazione di pericolo; un servizio di accompagnamento al reinserimento sociale e al sostegno della genitorialità e ai minori vittime di violenza assistita e la strutturazione di collaborazioni tra i diversi servizi della rete che operano in questo ambito.

L’accoglienza delle donne viene garantita tutti i giorni della settimana dalle ore 8 alle ore 20 e l’ingresso in Casa Rifugio può avvenire in due modalità, ossia, in emergenza abitativa, su invio delle Forze dell’Ordine o dell’Ospedale di Ponderano per le situazioni in cui la donna a seguito di denuncia del maltrattante, dichiara di non avere un luogo dove poter essere ospitata e in seguito a un progetto condiviso tra la donna e Servizi Sociali Territoriali. In ambedue le situazioni la donna viene informata dalla Coordinatrice della Struttura sulle risorse e sui vincoli della Casa Rifugio, in particolare il mantenimento della segretezza del luogo e la necessità di non avere più contatti con il maltrattante.

In seguito alla firma di un regolamento e di un patto condiviso tra le operatrici e donna, avviene l’inserimento. Entro dieci giorni viene coinvolto il Servizio Sociale referente per residenza della donna e insieme si formula un progetto Educativo Individualizzato che prevede dopo un primo periodo di “tregua” e di “assestamento”, azioni volte alla ricostruzione della propria storia e alla progettazione del proprio futuro.

Vengono attivati i vari punti della rete necessari per l’attuazione delle azioni previste: consulenza legale, visite sanitarie, iscrizione a scuola, contatti con il Tribunale per i Minorenni o con la Procura della Repubblica. Le operatrici, in una seconda fase, con la  collaborazione del Servizio Sociale Territoriale, possono avviare progetti di autonomia, quali la scolarizzazione o l’alfabetizzazione, con il coinvolgimento di tutti i punti rete del territorio. La permanenza in struttura, di massimo sei mesi, è gratuita per la donna ed è prevista una retta a carico del comune di residenza della donna stessa. Grazie alla partecipazione a bandi regionali e alle donazioni all’Associazione Underground da parte di altre realtà di volontariato territoriale, si è potuto frequentemente offrire un’accoglienza gratuita nei primi 14 giorni di permanenza, tempo utile ad iniziare la collaborazione con i Servizi Sociali Territoriali.

La Casa Rifugio è inserita nelle risorse della rete antiviolenza provinciale e la coordinatrice della struttura partecipa al coordinamento del centro antiviolenza.  È inserita nella mappatura del Numero Verde Nazionale 1522, a cui risponde la coordinatrice della casa rifugio dando una disponibilità H 24. Da quando è stato avviato il progetto Casa Rifugio, hanno beneficiato degli interventi centoventotto donne e centodiciannove minori di diversa nazionalità, etnia e ceto sociale. La maggior parte delle persone sono entrate in accoglienza in emergenza, ovvero hanno presentato denuncia del maltrattante presso le Forze dell’Ordine o l’Ospedale di Ponderano e sono entrate immediatamente in struttura. Molte delle donne ospitate presentavano una situazione di fragilità non solo emotiva e psicologica ma professionale e lavorativa.

Il progetto è stato finanziato completamente dal Ministero delle Pari Opportunità fino al 07/05/2015. Tale finanziamento è stato prezioso per l’avvio del progetto, l’allestimento della struttura, la cura della rete territoriale, l’attivazione del numero nazionale 1522, tuttora funzionante e l’accoglienza delle donne. La Struttura è stata avviata dal 2 maggio 2013,  grazie al finanziamento da parte di un gruppo di lavoro formato da  Enti Pubblici e Associazioni di Volontariato:  il Consorzio Intercomunale per i Servizi Socio – Assistenziali del Biellese Orientale ( CISSABO ) quale ente capofila, il  Consorzio per i Servizi Socio Assistenziali del Biellese Occidentale ( IRIS ), Anteo Cooperativa Sociale Onlus (che gestisce la Casa Rifugio), l’ Associazione di Volontariato  Non Sei Sola. Prima dell’apertura della Struttura è stata predisposta una rete di intervento che ha coinvolto le Forze dell’Ordine, l’Azienda Sanitaria Locale di Biella, l’Ospedale di Ponderano, i Servizi Socio Assistenziali Territoriali e il Centro Antiviolenza. Sono state quindi approntate delle procedure di intervento condivise da questi Enti/Associazioni, in modo che la donna potesse trovare un aiuto immediato nei diversi servizi a cui poteva rivolgersi per cercare aiuto. È su questo ultimo punto che gli operatori degli enti coinvolti, si preoccupano di dare continuità a un Servizio così importante.

È fondamentale avere un luogo sicuro e immediatamente disponibile a cui le Forze dell’Ordine e/o l’Ospedale di Ponderano possano rivolgersi, ma è altrettanto importante avere un sostegno finanziario da utilizzare per poter offrire alle donne dei percorsi di “ricostruzione” di una quotidianità autonoma e di una autonomia lavorativa ed abitativa, evitando, nel loro futuro, situazioni di dipendenza economica che le riportino, per necessità, alla situazione da cui faticosamente sono fuggite. A tal fine le azioni si sono sviluppano in tre direzioni, ovvero, sensibilizzazione e informazione sul tema della violenza di genere nel Territorio Biellese; ricerca di volontarie che opportunamente formate e coordinate, possano affiancare le operatrici nella gestione della quotidianità della Casa Rifugio e ricerca di finanziamenti per dare continuità al Progetto e mantenere e sviluppare alcune azioni fondamentali, innanzitutto poter mantenere la possibilità di un’accoglienza in emergenza abitativa per le situazioni più a rischio, segnalate dalle Forze dell’Ordine e/o dell’Ospedale.  La Casa Rifugio rappresenta un luogo di protezione dove poter ripensare alla propria storia personale e poter iniziare un percorso di affrancamento dalla violenza. Accoglie anche bambini/e in quanto come enti istituzionali deputati alla tutela dei minori si è consapevoli dei danni che la violenza assistita provoca a livello emotivo, cognitivo, fisico e relazionale compromettendo il benessere e lo sviluppo individuale. 

Contatti dell’Associazione: pagina Facebook, Casa Rifugio Biellese, così da poter dare visibilità all’operato svolto.

E’ possibile visionare al seguente link: https://www.facebook.com/CasaRifugioBiellese/