E come premessa lievi ricordi  giusto un briciolo

Mirella Violi

La campanella  annunciava immancabile con il suo trillo benedetto il sospirato intervallo dalle  ore 11.00 in poi tra una lezione  e l’altra dispensata nel prestigioso “classico” che apriva   tutti i giorni le sue aule dall’antico 1861,  agli studenti, per una volta  passi il termine onnicomprensivo di qualsivoglia genere , nativi della peculiare Città dello Stretto.

 Il detto edificio, fra gli altri vanti, inalberava  da sempre una spettacolare terrazza con vista privilegiata sulla monumentale Piazza Duomo.

Ma la suggestione del luogo ,ora come allora, rimaneva incentrata sull’imponenza storico-architettonica del Campanile di fianco alla cattedrale  normanna, con incastonato l’orologio astronomico inzeppato di  automi, nobili precursori dei più o meno  odierni robot, dalle movenze eleganti, in certi casi persino in grado di  evocare più o meno leggendarie romanze,tra sacro e profano.

 Il Nostro, quasi un personaggio   tra gli altri, svettava visibile dai vari angoli della città  fin dal 1933, sancendo la gloria della ditta costruttrice Ungerer di Strasburgo,dopo avere sfidato un bel po’ di eventi nefasti,traducasi catastrofi  di origini  naturali ed umane, queste ultime decisamente le più esiziali a rammentare i drammatici bombardamenti dell’ultima guerra  che si erano abbattuti su Messina con violenza devastatrice neanche si trattasse del terremoto del 1908!

Cosicché,  una tentazione una che non si può rifiutare, diveniva  facile  sgattaiolare su per le scale  procrastinando il momento doveroso di rientrare in aula, chi scrive ne ha sperimentato l’ebbrezza de visu, ovvero senza app-ostamenti  e trappole social di cui , viva la grazia, all’epoca neppur l’ombra….

 Obbiettivo finale  quello di assistere per l’ennesima volta alle rappresentazioni con tanto di  scene da cinematografo, perdendosi  come da piccolina nelle fantasmagorie suscitate da ogni uscita delle diverse figure, ad ogni piano  la sua storia/mito , quando insisteva  fino allo spasimo con i genitori per trovarsi  nella Piazza  assieme ai turisti del mezzodì nei giorni di festa  per  udire il possente ruggito leonino, abbrividendo di sublime,si fa per dire, timore….

Alle loro rimostranze, seppure venate della solita indulgenza  “se dopotutto ti fa così impressione perché  ostinarsi  con queste  visite…”  la bambina reagiva un tantino immusonita ….

I suoi  amabili genitori non comprendevano queste sue sensazioni ,peraltro a ragione,  ma ogni volta  davanti agli occhi ancora implumi si ricomponeva  una sorta di malia da tempi  che  ella indovinava assai lontani  nei confronti dell’esiguo  universo che la circondava fidente, includendo  segrete favole narrate dalla sua città natia in un  certo modo riservate a lei sola!

Quanto alle altre immaginifiche  statue, tutte rigorosamente di uno splendido color d’oro che da solo valeva un perù ,la piccola si riprometteva di  leggerne la storia  nel sussidiario…

                                                  Più fatti e meno mimose…

Ovvero  quasi una prolusione sul vero  tema  che interessa  in  questa sede.

Ora di lezione settimanale sulla “Storia della Sicilia”, in omaggio agli importanti accadimenti che si erano succeduti nell’Isola rendendola quella che era ed é,un microcosmo tra le ombre di  plurisecolari angustie socio-economiche e ardenti creatività  storico- culturali ,suffragate da  spessori letterari indiscussi come il sole di perenne infuocato che  nutre generosamente la schietta anima siciliana  .

Fra gli insegnanti più informati,una ve ne  era specialmente innamorata della sua patria isolana ,una passionaccia poter raccontare il continuo verificarsi  di eventi,  a volte  addirittura miti,  i cui protagonisti illustri ,spesso parecchio, meritavano nelle intenzioni della signora  maestra,nome di battesimo Lidia,  bionda e  minutina ,normanna dagli occhi celesti ,come amava definirsi, a suo modo magrittiana  , di essere in assoluto portati a conoscenza delle sue tanto affezionate scolarette. Ovvio,niente classi miste,perlomeno alle elementari, nel s.p. ,dicasi secolo passato!

“ Mie  care bambine ” aveva dunque  esordito soddisfatta mentre si  apprestava all’opera in quarta elementare, “oggi parleremo di un momento  cruciale della nostra storia siciliana che riguarda la rivolta contro la casata degli Angioini invasori, nient’altro che francesi pieni  di boria ,denominata “Vespri Siciliani”  di cui leggerete in seguito nel vostro sussidiario,da pag… a pag…

 Intanto  abbiate subito un anticipo….

Si narra che il 30 marzo Lunedì dell’Angelo, anno 1282,  un folto gruppo di fedeli palermitani si trovasse riunito nella  piccola Chiesa di S. Spirito  per assistere alle funzioni religiose della S. Pasqua e…

 All’improvviso viene perpetrato un ulteriore atto vessatorio, fra i  numerosi già subiti dalla popolazione sicula, che si può definire di  grave  insolenza nei confronti degli  inermi cittadini  solamente colpevoli di onorare le ricorrenze pasquali ,da parte della soldataglia presente  in ogni dove dell’Isola al seguito del re Carlo d’Angiò.

 Un manipolo di armigeri rozzi e brutali , giunti colà dove i popolani  stanno intonando canti  di alleluia per la resurrezione di Cristo, pretende con inusitata arroganza che i fedeli ivi radunati tornino alle loro case senza indugiare oltre sul sagrato della chiesa.

Una provocazione inaccettabile che  fa da scintilla alla ribellione popolare: essa scoppia seduta stante, subitamente sanguinosa, propagandosi velocemente alle altre città della Sicilia.”

 Fin qui  la scarna cronistoria…

 Sennonché la maestra Lidia ha in serbo un’autentica sorpresa per le sue giovanissime alunne messinesi …

 Giustappunto è arrivato il momento di introdurre nel racconto di questi lontani fatti guerreschi due personaggi  femminili di singolare caratura già per l’epoca che gran lustro han dato nei secoli alle tradizioni di libertà dalle tirannie straniere, quasi un’epopea compiutasi nella città di Messina ove  ancora oggi  si  onora la loro memoria in ragione del  patriottico comportamento  tenuto a difesa del territorio  cittadino.

La maestra sa come  tenere avvinta l’attenzione e insieme mettere in evidenza lo spirito di sacrificio ed abnegazione che aveva condotto le due fiere popolane a combattere ,sia pure con mezzi diversi ma non per questo meno efficaci, a fianco dei loro uomini, padri, mariti, fratelli  impegnati a rigettare le armate angioine al di là della loro adorata isola.

 “Come mai  non avete ancora indovinato il nome delle due eroine?!” così apostrofando le scolarette    in attesa di udire il resto del racconto…

“E sia” la dolce signora Lidia prosegue con un  ampio sorriso al loro indirizzo…..

“  Si tratta di Dina e  Chiarenza , Clarenza va bene altrettanto, due eroiche fanciulle le cui statue di bronzo dorato potete ammirare  nel secondo ripiano del nostro Campanile mentre,  appena dopo la squilla del gallo,  suonano con vigoria guerresca le campane chiamando a raccolta gli abitanti  in difesa della nostra bella città.”

Ecco svelato l’arcano…talvolta,ma non troppo, la bimba di poco sopra  si era domandata  quali  figure della storia messinese volessero  rappresentare le due grandi statue a lato del signor chicchiricchì, come tra sé soprannominava il gallo, sempre pronto a lanciare il suo acuto canto nell’aria.

Del resto a lei bastava udire  il ruggito  del suo leone per sentirsi soddisfatta ma ora  si scopriva fortemente interessata a conoscere tutta quanta la storia, con qualche spunto da leggenda ma che fa,  riguardo alle due coraggiose donne, in grado di affiancare con azioni di solerte vigilanza  i combattenti al comando del valoroso  Alaimo da Lentini 

“Ricordate questo nome,mi raccomando,avremo tempo e modo di riparlarne…”esorta la maestra

“In realtà,”  ella seguita a narrare  ,”il contributo di Dina e Chiarenza si rivela decisivo  specie  in  un   momento di indubbio pericolo  in cui si ritrovano di  pattuglia insieme, nel corso dei  turni di guardia loro assegnati per sventare temibili attacchi notturni da parte della potente armata angioina che staziona al porto, decisa a riprendersi Messina con ogni mezzo.

 E mentre l’una ,Dina, si prodiga senza por tempo in mezzo nel respingere l’imboscata lanciando pietre dall’alto delle mura  rinforzate con strenua fatica dall’intera popolazione ,compreso donne e bambini che trasportano da mane a sera pietre e calcina per costruire barricate, Chiarenza corre a dare l’allarme suonando le campane  e incitando i rivoltosi a scacciare definitivamente i francesi   che hanno tiranneggiato la Sicilia per ben 16 anni!

All’alba del 14 settembre 1282 la battaglia infuria fra alterne fortune da una parte e dall’altra fino a quando l’arrivo di Don Pietro D’Aragona capovolge le sorti della rivolta dei Vespri a favore dei rivoltosi siciliani.

Termina così il dominio della casata angioina ma immantinente inizia quello  aragonese, ovvero spagnolo….

Nulla di cui consolarsi come ampiamente dimostrato dagli accadimenti che presto succederanno….

 Ma questo, è .per così dire,un altro importante capitolo della lunga e travagliata “Storia della Sicilia” ,sempre alle prese con  spietati tiranni e dominatori del nostro estroso  e sfortunato popolo”

 Così riflette con una punta di amarezza verso la fine della sua emozionante lezione la maestra ….

“Toh…quasi mezzogiorno….il che vuol dire che sta per iniziare lo spettacolo  in Piazza Duomo…

 Vi ci porterei volentieri , mie care,una volta o l’altra bisognerà organizzare questa piccola gita  per  assistere di persona agli scenari della  nostra storia passata e con l’occasione guardare da vicino le nostre eroine…

Intanto vorrei  completare  il discorso,invitandovi a riflettere che  valori e sentimenti come amor patrio  e desiderio di difendere   la nostra terra  dagli invasori stranieri sono presenti  in tutti gli individui dotati di cuore e mente al fine di conquistare  un’esistenza il più possibile improntata alla libertà e al rispetto di ognuno.

Tutto questo non  ha nulla a che vedere con  differenze di  genere, ricordate cosa definisce a riguardo la grammatica ,maschile o femminile,povertà o ricchezza ….

 Ne è prova lampante  l’episodio appena narrato sulle nostre ammirevoli Dina e Chiarenza,detta anche Clarenza,  di umili origini popolane che si sono prodigate per la salvezza di Messina come il più nobile e potente dei combattenti ,senza peraltro lasciarsi intimidire  dal  fatto di essere delle  donne,giovani e pertanto certamente  inesperte di lotte e battaglie !”

 Sta di fatto che  prima di congedare le sue alunne rimandandole a casa liete di ciò che hanno appena appreso la signora maestra Lidia ha in mente un

                                                             Epilogo 

all’altezza degli argomenti sciorinati al gran sole siciliano,val la pena evidenziarlo,con un sol pizzico di quella ironia isolana che più volte ha permesso di sopravvivere nei frangenti meno fausti della sua sempre verde novella  di popolo aduso ,malgrado tutto,ai secolari  stravolgimenti  dinastici..  

“Mie piccole, tu  e tu…ai vostri banchi,chiedo ancora un tantino di pazienza …

Per guadagnare  tempo inizierò dalla fine….                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    

Ciciri…. Sì,avete inteso  a modino…

In dialetto,il nostro che più siculo non ce n’è, sta per  cece :  lo usarono  i rivoltosi agli inizi delle battaglie dei Vespri per stanare gli odiati  francesi che venivano inseguiti senza pietà nel buio dei vicoli ove  questi speravano di  scampare alla ria sorte… E quando i  seguaci di Carlo D’Angiò ormai terrorizzati ,farfugliavano una  pronuncia simil siserò   venivano infilzati all’istante…

Che ve ne pare?!”  all’indirizzo della scolaresca intenta a sbellicarsi di sane risate con il consenso della signora maestra!

“Lo trovate un po’ crudele? Forse ….eppure inevitabile di fronte al tracotante comportamento tenuto dagli  angioini nei confronti del  nostro popolo sottomesso a forza per così tanto tempo….

Badate…. è più storia che leggenda e  ne avrete  conferma nei vostri sussidiari!

“ Se lo desiderate”,continua la Nostra con un’ alzata d’ingegno delle sue solite, proviamo a bilanciare con un devoto motto in latino, che studierete da più grandicelle, insomma una invocazione di aiuto che recita Antudo  e significa dalle iniziali della stessa parola ,

 “Animus tuus Dominus”, un   grido di battaglia voluto dalla fede dei rivoltosi  in Dio.

 A questo punto l’argomento è esaurito e per ora può bastare…

Ecco la campanella di fine lezione… E se vi fa piacere raccontate ai vostri genitori quello che di nuovo  oggi avete imparato a scuola…

Per il resto sono sicura che quando vi recherete a Piazza Duomo ad ammirare il   bel Campanile non dimenticherete di volgere uno sguardo di gratitudine a Dina e Chiarenza alle quali noi e la nostra Messina dobbiamo una memoria di civiltà e di umile eroismo!

A domani  sempre con affetto”

                                                       Un supplemento di epilogo                                          

Cosi andavano di quei tempi le elementari!!