– Inaugurata a San Brunello – nella zona Nord di Reggio Calabria – quella che è la prima arteria cittadina mai intitolata a un partigiano reggino: via Giuseppe Piazza, tra i partigiani noto col nome di battaglia “Saetta”, originario del vicino quartiere di Santa Caterina.
Presenti le figlie Paola, Teresa e Pina e vari altri parenti, la breve cerimonia è stata introdotta dal delegato comunale alla Cultura, Franco Arcidiaco. Nel rimarcare come via Giuseppe Piazza di fatto sottragga all’anonimato quel troncone stradale fin qui denominato “via Lia Traversa I”, il consigliere comunale Rocco Albanese (tra i componenti d’estrazione politica della Commissione Toponomastica dell’Ente) ha posto in evidenza che, a oggi, ammontino già a 411 le intitolazioni di strade e larghi cittadini; in molti casi, altro elemento di novità, a beneficio d’illustri donne reggine.
Il ritratto del partigiano Piazza è stato invece effettuato dal presidente provinciale dell’Anpi (appunto, l’Associazione nazionale Partigiani) Sandro Vitale, che ha posto in luce anche la peculiarità dell’esecuzione del partigiano Piazza, ‘giustiziato’ a San Vito al Tagliamento insieme ad altri sette alfieri della Resistenza il 26 aprile del 1945, cioè 24 ore dopo il giorno tradizionalmente identificato con la Liberazione ma che in realtà segnò la riscossa di Milano: specie nel Nord-Est, l’oppressione nazifascista fu sgominata solo nelle settimane a seguire. E a Piazza questo costò la vita in modo paradossale, visto che i familiari erano sfollati appunto in Friuli Venezia Giulia dopo il bombardamento alleato del 6 maggio ’43 nel cuore di Reggio e che lui stesso aveva ottenuto dalle Ferrovie di restare in servizio direttamente alla stazione di Udine.
«Il contributo di memoria alla sacrosanta, nobile lotta di tutti gli italiani che animarono la Resistenza passa anche per i nomi delle nostre strade e dei nostri viali, ma – osserva il sindaco Giuseppe Falcomatà – deve necessariamente passare anche per il ripristino della verità dei fatti su quei drammatici anni: pur misconosciuti furono tanti, tantissimi i meridionali e tra questi i calabresi, donne e uomini, a mettere a rischio la propria stessa vita pur di alimentare la Resistenza, indispensabile al recupero della libertà di tutti».