D’agosto,  nell’età dell’oro molte lune prima  degli ultimi ardui eventi socio-sanitari….

Tratto liberamente dalle memorie  di chi scrive,messinese a tutti gli effetti….

Come ogni anno ai primi d’agosto ,quando il ricordo delle ultime improbe fatiche scolastiche e dell’acerbo timore  sui risultati degli scrutini (di nuovo così a breve, si spera: ndr) cominciava appena a stemperarsi nella molle estate abbeverata nel mare di Mortelle,lido in nella Messina anni ‘60/70 e giù di lì,arrivava la telefonata dall’ufficio di papà,posto in quel Palazzo del Governo,di non più ostentata immagine.

“ Questa sera andremo  a visitare la Fiera… tenetevi pronti…sempre che non accada qualche imprevisto all’ultimo momento….

Dita incrociate  poiché con la professione del genitore, in servizio presso la Squadra Mobile,l’eventualità di indesiderati cambi di programma, magari mentre già agghindati e pronti a chiudere l’uscio di casa, non era per nulla rara….

Ma già l’ultima frase non riceveva accoglienza nella mente adescata dal suono della magica  parola…

Era la Fiera Campionaria Internazionale di Messina una fluida mirabolante cascata di imperdibili visioni  multicolori,contornata dalle fragranze notturne dello Stretto  che sciabordava a ridosso dei padiglioni.

Ecco che a placare l’arsura del periodo arrivava questa scintillante parentesi di mondanità che permetteva, almeno per qualche settimana,di  godere degli incontri serali con gli amici, indossando l’abito elegante  che già da un po’ aspettava  il suo turno per farsi ammirare indosso alla fortunata proprietaria.

Davanti al tirassegno o alla pista dell’autoscontro,così galeotto  di risate  da schiattarci, capitavano i casuali  appuntamenti….

”Toh anche voi qui?”… “Che volete farci” Con tono sapientemente sospiroso di chi subisce il ricatto….”I bambini  insistono tanto ogni anno che bisogna accontentarli prima o poi….

Del resto nell’estate  giocoforza provinciale e scopertamente monotona,scandita dai caldi ritmi di giornate assolutamente normali, oggi si rischia di sentirsi  in colpa a usare ancora tale aggettivazione,la visita in Fiera offriva una patina cosmopolita,grazie alla presenza delle varie rappresentanze estere che allestivano di anno in anno interessanti padiglioni  di novità tecniche,dalle macchine agricole agli ultimi prodotti in fatto di meccanica: ci si fiondavano da subito i padri!

Abbaglianti per le signorinette e le loro mamme i padiglioni dedicati ai bijoux,bigiotteria d’altri tempi; il luccichio dei primi monili di strass attirava tante gentili ed innocue gazze ladre e ancor miglior risultato ottenevano  gli scaffali zeppi di giocattoli  ,sempre più  riduttivo definire elettrici, così  i sentimentali  trenini, perfetti nei dettagli avventurosi , di ogni  foggia e dimensione, attenti ché la robotica è ancora di là da venire, e bamboline semoventi sfarzosamente acconciate a suon di vocine flautate formato disco, per la delizia del pubblico femminile , più o meno d’infanzia .

A tal riguardo non sembra del tutto scontato rammentare che gli automi esistono dall’arcana  antichità e qualcuno di loro a spasso c’è sempre!

Tre  o quattro giorni prima,non di più, della metà di agosto che, per inciso, sanciva l’entrata in scena della estiva calura indomabile, scintillante di mare azzurro e oro , si approntava l’uscita delle tradizionali Machine,protagoniste di un vero e proprio “Teatro Mobile” ,in un tripudio di gigantesche fattezze di  cartapesta  raffiguranti  i mitici fondatori della città ,Mata biondo ricciuta dal ceruleo occhio, figlia di un signorotto di Camaro, popoloso ora come allora, quartiere messinese  e Grifone ,negromantico e scudato guerriero dal volto saraceno.
Più volte e in varie versioni rievocata la loro storia,meno leggenda di quanto si creda,a beneficio della lussureggiante fantasia bambinesca, di Lei che va a parlamentare  all’improvviso apparire dello straniero e di Lui che promette,ormai innamorato a vista,salvezza dalla corsara invasione….

Poi il mitico connubio e la fondazione di Messina…..

Avanzavano imponenti  e fieri su enormi cavalli trainati su ruote,bianco quello di Mata,testa di moro quello di Grifone e di colpo te li ritrovavi ad un palmo di naso,sotto il balcone dove si stava affacciati a godersi questa fantastica visione di lor Giganti,preceduti da un valletto in costume epocale ,unico retaggio del Corteo che un tempo li accompagnava  al suono arabeggiante dell’originaria ,vagamente orgiastica, “tubajana”,
Ma il meglio,per così dire, si sarebbe concretizzato alla data fatidica di Ferragosto, vero e proprio Inno  Mariano per celebrare  l’Assunzione in cielo della Madonna attraverso la rappresentazione della Vara,  rutilante Trionfo di cartapesta, in un caleidoscopio di  luci e colori al servizio di una incrollabile devozione mistico religiosa  alla Vergine che da queste parti è quella della  Lettera,benedicente la città e gli abitanti,  i quali, non a caso,  fanno spesso di nome Letterio/a, dalla stele votiva  posta all’imboccatura del Porto, ove la Sua effige troneggia da decenni.

Ad illuminarla nel 1934 lo stesso Guglielmo Marconi dalla Sua postazione di comando a bordo dell’Elettra.

La sacra Machina si muoveva  nel pomeriggio del 15 agosto,trasportata per le vie principali della città a forza di smisurate corde in grado di tranciare l’aria e le mani ivi aggrappate,tra ferite e  sudore,voti e sovrumane fatiche  da parte dei  confratelli  e consorelle delle varie Arciconfraternite a ciò  deputate, vociando di continuo  gli evviva a Maria.

Tappa finale in Piazza Duomo per la solenne funzione da parte del vescovo in orante attesa .

 Si addensavano i devoti al Suo passaggio ,fra alti battimani , tranquilli …tutto  ante… come  attualmente recita la  rassicurante prescrizione  sulle dosi  di folla consigliate, per avere visione dal vivo della corsa vibrante di stimmate scalze sul  rovente selciato, invano raffreddato da getti di acqua tonanti come fruste  sui volti estasiati da autentica fede popolare.

La giornata festiva terminava tra giostre e girandole per i più piccoli già eccitati,peraltro come gli adulti , da giorni di  sovrane meraviglie.

Più in là, ignaro di feste e indifferente al rumoreggiare della gente,l’ultimo sultano di queste acque falcate,orgoglioso della sua prestanza e insieme presago di ria sorte,com’è nell’espressività spagnoleggiante che Gesualdo Bufalino ravvisa nel temperamento isolano,consumava le sue mitiche scorribande di amore e sangue versato nell’azzurro un tempo lustro dello Stretto.

Lui pesce spadaccino,epico protagonista di eroiche passioni paladine che lo porteranno a morte sicura,le quali avevano  ed hanno  tuttora come naturale conclusione ,il desco, ancora una volta

imbandito a festa ,con il concorso di gloria e salmurigghiu !  

  1. S.

Questa Messina di mare,città natia sempre confinata  in uno Stretto destino di passaggio dal continente all’Isola e viceversa,merita,è giunta l’ora, un  diverso apprezzamento turistico, per le indubbie bellezze paesaggistiche  e prelibatezze culinarie,al pari di  altre note e meno note  località siciliane .

Di fatto l’immagine che se ne  ricava  riguarda immancabilmente il costante rammemorare della funesta catastrofe del 1908 e,in tempi recenti,anzi recentissimi,le ancor  fole  sul perennemente erigendo Ponte sullo Stretto.

A costo di sembrare di parte, ben venga da infatuata  messinese, se ne riparlerà…..