Dai fondamentali all’innovazione, al cambiamento.

Mi viene in mente che in ogni attività ci sono delle competenze, degli stati pregressi imprescindibili. Per esempio nello sport del basket i fondamentali, sine qua non si può giocare adeguatamente, sono il palleggio, il passaggio, il tiro a canestro; la performance complessiva, il successo, l’eccellenza vengono dopo e dipendono dall’estro personale, dall’inventiva, dalla visione del gioco dal saper creare e/o cogliere le opportunità.

Venendo alle comunità, alle realtà locali, anche qui ci sono i fondamentali che tuttavia sono solo potenziali, ripeto, solo potenziali o condizioni minimali di crescita, di sviluppo: la loro assenza è spesso causa di stagnazione o addirittura di involuzione.

Ma quali sono questi fondamentali di cui una comunità deve dotarsi?

Sistema viario con adeguata segnaletica e toponomastica, sistema idrico e fognario, raccolta dei rifiuti, regole e rispetto rispetto delle medesime da parte dei cittadini.

Ma tutto questo non è sviluppo, è condizione di sopravvivenza. Neanche l’affannarsi nel reperire fondi per fare o costruire questo o quello come capita, senza finalità, neanche il prodigarsi per eventi di routine aiuta: senza un obiettivo preciso, senza una visione del futuro che si vuole costruire non si va da nessuna parte.

Per elevarsi occorre andare oltre il quotidiano a partire dall’individuazione dei propri “marcatori” identitari, far leva su di essi, esaltarli, farli diventare attrattori, motivo di richiamo, di attenzione sui luoghi che ne sono portatori.

Bova Marina, con il suo sole, il suo clima subtropicale, le sue suggestioni paesaggistiche, è splendidamente collocata nel cuore del Mediterraneo, il mare della nostra memoria storica che le ha “marcato” l’identità.

E’ da questo mare che in tempi lontani arrivarono i primi coloni greci, è da questo mare che arrivarono a più riprese i conquistatori per assoggettarci per cinque secoli all’Impero Romano d’Oriente determinando quel retaggio linguistico e culturale che va sotto il nome di Greco di Calabria. Storia, tradizioni, gastronomia, lingua, toponomastica, odonomastica parlano greco.

La presenza attesa di un istituto poi Fondazione è stato per decenni motivo di richiamo per alcune migliaia di visitatori, come posso testimoniare personalmente per averli ricevuti. Fino ad ora tutto è stato fatto a livello di volontariato anche se alcune amministrazioni hanno concorso a caratterizzare meglio questa identità con il bilinguismo odonomastico e con le intitolazioni a tutti quegli studiosi che l’anno esaltata. Occorre un altro articolo per motivare il carattere speciale della nostra Area.

Ecco un primo marcatore identitario su cui concentrarsi, stimolando l’inizio delle attività della Fondazione la cui efficienza ha ricadute anche economiche sull’intera Area Grecanica.

E’ sempre in questo mare Mediterraneo che si erge la statua della Madonna del Mare, una delle più belle statue al mondo per eleganza e modernità, tutta protesa a guardare il mare più azzurro d’Italia, con il braccio alzato come a voler indicare ai naviganti per terra, per cielo e per mare la via della salvezza. Quest’opera giunge al culmine di una caratterizzante presenza religiosa pluridecennale nella nostra area. E’ ormai da più di mezzo secolo meta di pellegrinaggio, da tempi immemorabili oggetto di culto prima come Madonna Assunta, poi come Madonna del Mare. Nelle intenzioni del dr Michele Nesci, che si è adoprato per la sua realizzazione, doveva seguire una chiesa più grande dell’attuale chiesetta santuario, atta a poter accogliere i fedeli per le più svariate circostanze, come ad esempio matrimoni, con tutto ciò che ne sarebbe derivato in termini di presenze e in termini economici. Prima che si concludesse la sua parentesi terrena, avevamo stampato un libretto “Un santuario sul Promontorio” con alcuni prototipi di chiesa. Un’idea lanciata a chi viene dopo. Questo si chiama costruire il futuro, averne visione, prepararlo.

In prospettiva, come il santuario di Paola? Forse no, anche se non si possono porre limiti alla “provvidenza”, ma certamente perseguire questa idea coerente con la forte tradizione religiosa locale comporterebbe un altro motivo di sviluppo creando maggiore visibilità internazionale.

Ecco una seconda idea sulla quale impegnarsi per andare oltre la stagnazione e la sopravvivenza, per pensare in grande insomma.

Occorre avviare iniziative che vadano oltre, ma molto oltre, gli ambiti regionali.

Noi cittadini possiamo prodigarci in mille iniziative, come abbiamo sempre fatto portandoci lontano anche in Europa, ma abbiamo dei limiti che possono essere superati solo con la forza delle istituzioni.

Occorre puntare su poche ma robuste iniziative per costruirsi un’immagine alta e parimenti diventa imprescindibile assicurare una continuità al variare delle amministrazioni.

Si era cominciato molti anni orsono con una robusta Agriespò della Bovesia che poteva diventare un importante riferimento per valorizzare i prodotti locali aiutando i vari produttori ad uscire dall’anonimato e dall’isolamento. Bene, cambiano gli amministratori e tutto finisce.

E la piscina? E il sogno di un porto turistico?

E il sistema scolastico? Che va reso idoneo con una manutenzione che non c’è. E pensare che la Scuola Media a suo tempo era un fiore all’occhiello regionale!

Abbiamo uno stadio “Veterani dello Sport” con pista d’atletica e altro, l’unico nel versante ionico meridionale, utile per motivare giovani, degradato per incuria. Forse gli unici a correre sono stati i partecipanti alle Panbovesiadi, destinate agli alunni delle scuole dell’Area Ellenofona, da me organizzate per alcuni anni. Lo segnaliamo al responsabile per lo sport.

Questi ed altri sono utili spunti per preparare e pervenire ad un cambiamento, PENSARE IN GRANDE, come ha fatto Michele Nesci, come hanno fatto grandi uomini come Timpano, Zanotti Bianco, Gorki, ecc. che raccogliendo fondi nel 1910, pensarono alla costruzione dell’asilo comunale (che oggi andrebbe potenziato ) il primo in tutta la provincia, dopo le devastazioni del terremoto del 1908, quando la miseria e le deprivazioni erano palpabili.

P4C Prepare for Change, appunto.

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Foto Elio Cotronei tratte dalla pubblicazione del dr Michele Nesci “Un santuario sul Promontorio” Ed. UTE-TEL-B, presidente prof. Elio Cotronei