LA LIBERTA’ NON E’ PER SEMPRE: E’ CONTINUAMENTE SOTTO ATTACCO, OCCORE IMPARARE A DIFENDERLA
LA DEMOCRAZIA E’ PERENNEMENTE INSIDIATA: COMUNICAZIONE E MANIPOLAZIONE. CORIFEI E CONFORMISMO
Come si concilia con la democrazia l’eccesso di ricchezza concentrato su persone e gruppi che così diventano così potenti da condizionare la politica e l’economia degli Stati? Sono ben noti i paradisi fiscali che garantiscono anche nella nostra Europa privilegi tanto da essere scelti come sedi amministrative di Banche e società.
E’ noto come le Forze dell’Ordine hanno gli occhi puntati sulla malavita organizzata che possiede smisurati mezzi economici per interferire e la generale condanna da parte dell’opinione pubblica. Non sempre la stessa attenzione e severa condanna c’è su potentati economici che, in modo molto più raffinato e apparentemente legale, snaturano la vita democratica. Sembra che ci sia una tolleranza, eppure tutto ciò che mina la democrazia è parimenti reato perché contravviene in primis alla legge delle leggi: la Costituzione. Evasione fiscale, corruzione, scambio di favori, rendono, chi ne fa uso, alla stessa stregua della malavita.
Dagli anni 90 con la diffusione senza controllo delle televisioni private si è iniziato il processo di smembramento di partiti e sindacati allo scopo di cancellare il dibattito politico periferico, che era un fattore di crescita e presa di consapevolezza popolare non controllabile dal sistema, trasportandolo in TV e, privandolo di ogni interazione, riducendolo a un monologo con cui poter condizionare un’utenza considerata gregge.
In teoria, la democrazia si basa sul principio di uguaglianza politica: una persona, un voto. Ma nella pratica, l’eccesso di ricchezza può tradursi in un’enorme influenza politica ed economica che mette in crisi proprio quel principio.
Ecco alcuni punti chiave per conciliare (o almeno spiegare) questa tensione:
- Asimmetria di potere economico e politico: In democrazia, tutti hanno teoricamente lo stesso peso elettorale, ma i grandi capitalisti hanno accesso a risorse che permettono di finanziare campagne elettorali, media, lobby e think tank, influenzando così l’opinione pubblica e le decisioni politiche.
- Lobbying e finanziamenti politici: In molti paesi, le leggi permettono ai privati (anche con poche limitazioni) di finanziare partiti e candidati. Questo crea un canale diretto tra ricchezza privata e potere pubblico.
- Cattura dello Stato (“state capture”): Quando grandi imprese o individui influenzano leggi, regolamenti o decisioni pubbliche per i propri interessi, si parla di cattura dello Stato. È una distorsione profonda del processo democratico.
- Democrazia formale vs democrazia sostanziale: La democrazia può esistere solo formalmente (elezioni regolari), ma essere svuotata del contenuto sostanziale se l’accesso alle risorse, all’informazione e alle opportunità è fortemente squilibrato.
- Contrappesi e regolamentazione: Alcuni modelli cercano di porre limiti attraverso tasse progressive, regolamentazioni antitrust, finanziamento pubblico dei partiti, trasparenza nei media, ecc. Ma questi strumenti sono efficaci solo se c’è volontà politica e partecipazione civica.
In sintesi: è difficile conciliare concentrazione estrema di ricchezza con una democrazia realmente equa, se non si pongono limiti e regole precise per evitare che il denaro si trasformi in potere politico diretto.
Possiamo approfondire con qualche esempio storico o attuale.
Stati Uniti – Lobbying e Super PAC (oggi)
Negli USA, dopo la sentenza Citizens United v. FEC (2010), le aziende e i miliardari possono finanziare in modo illimitato i cosiddetti Super PAC (Political Action Committees). Questi comitati influenzano le elezioni con campagne mediatiche e pubblicitarie, anche senza il diretto controllo dei candidati.
Esempio concreto: miliardari come Charles e David Koch, o Sheldon Adelson, hanno speso centinaia di milioni di dollari per sostenere candidati favorevoli a politiche fiscali e ambientali allineate ai propri interessi.
—
2. Russia post-sovietica – Gli oligarchi (anni ’90 e oggi)
Dopo il crollo dell’URSS, in Russia si è assistito a una massiccia privatizzazione di beni pubblici. Un ristretto gruppo di imprenditori (poi chiamati oligarchi) ha accumulato enormi ricchezze, spesso grazie a legami con il potere politico.
Conseguenza: molti di questi oligarchi hanno avuto influenza diretta su elezioni, leggi, media. Quando Putin ha preso il potere, ha inizialmente cercato di limitarne l’autonomia… ma ha poi favorito un nuovo patto: libertà economica in cambio di lealtà politica.
3. Italia – Il caso Berlusconi (anni ’90-2000)
Silvio Berlusconi, già uno degli uomini più ricchi d’Italia grazie al suo impero mediatico, entrò in politica nel 1994 e divenne più volte presidente del Consiglio. Con il controllo diretto di tre reti televisive (Mediaset) e influenza sulla RAI come premier, il suo potere mediatico fu spesso visto come un ostacolo alla parità democratica.
Punto chiave: la fusione tra potere economico e potere politico creò un conflitto d’interessi che sollevò critiche da parte di organismi internazionali e costituzionalisti.
4. Brasile – Lava Jato e il potere economico sui partiti (2010)
L’inchiesta Lava Jato ha rivelato un’enorme rete di corruzione che coinvolgeva imprese come Petrobras e Odebrecht, che finanziavano partiti politici di ogni schieramento in cambio di appalti e agevolazioni.
Risultato: molti politici (tra cui Lula, Dilma Rousseff e altri) sono finiti nel mirino della magistratura. La democrazia brasiliana è risultata gravemente danneggiata dalla commistione tra interessi economici e politici.
5. Elon Musk – Influenza su media e politica (oggi)
Pur non essendo formalmente un politico, Musk ha un’influenza immensa su temi di rilievo democratico: controlla una piattaforma come X/Twitter, partecipa al dibattito pubblico, interagisce con leader politici, e le sue aziende (Tesla, SpaceX, Starlink) sono strategiche anche per governi.
Esempio: Starlink è stato fondamentale per la comunicazione in Ucraina durante la guerra, dando a Musk un potere decisionale in un conflitto geopolitico.
6. Ucraina. E’ emblematico come magnati, oligarchi, servizi segreti, hanno manovrato le masse popolari per arrivare a Zalenski presidente. alla guerra, all’isolamento della Russia rispetto all’Europa, alla crisi energetica conseguente e, in un continuum Biden Trump, a far sì che gli approvvigionamenti energetici fossero forniti dagli USA, così come le armi nel forzato impegno dell’Europa ad un potenziamento del proprio armamento. Il tanto sbandierato binomio aggressore-aggredito è uno strumento per gli allocchi. Ma per capire questo, non considerando i corifei di una stampa al servizio, che ripetono un copione gradito alle proprietà delle testate, occorre approfondire gli accadimenti socio-politici, cronologicamente documentati degli ultimi quindici anni, cioé da quando l’Ucraina era indipendente e neutrale e voleva rimanere tale.
Oltre al link youtube precedente c’è Wikipedia e altro, Certamente non si può ridurre al rumor “C’è un aggressore e un aggredito”. E la considerazione che Trump ha di Zelenski è emblematica.
Sono pochi macro esempi di una galassia molto ampia.
Conclusione
In tutti questi casi, si vede come la concentrazione di ricchezza possa: creare asimmetrie informative (controllo dei media), alterare la competizione politica (finanziamenti),
influenzare direttamente le politiche pubbliche (lobbying o corruzione).
Alcuni Paesi hanno cercato (con diversi livelli di successo) di limitare l’influenza eccessiva della ricchezza sul potere politico, adottando meccanismi per difendere la democrazia sostanziale. Ecco alcuni esempi degni di nota:
1. Germania – Leggi sul finanziamento pubblico ai partiti
In Germania, il finanziamento privato ai partiti è fortemente regolato. Esiste un robusto sistema di finanziamento pubblico: lo Stato eroga fondi in base ai voti ottenuti e alle donazioni ricevute (con tetti e trasparenza).Le donazioni superiori a 10.000 euro devono essere dichiarate pubblicamente, e quelle sopra i 50.000 euro sono immediatamente comunicate al Bundestag.
Obiettivo: evitare che pochi grandi donatori influenzino i partiti, e garantire che la competizione politica sia equa.
2. Paesi Scandinavi – Stato sociale forte e cultura della trasparenza
In paesi come Svezia, Norvegia e Danimarca, la presenza di un forte welfare state ha ridotto le disuguaglianze economiche, limitando di conseguenza la possibilità per i ricchi di esercitare un’influenza sproporzionata.
Inoltre, questi paesi hanno:
leggi severe sull’accesso alle informazioni pubbliche (open government),
sistemi elettorali proporzionali che favoriscono la rappresentanza plurale,
bassi livelli di corruzione, grazie anche a media indipendenti e cultura civica diffusa.
3. Francia – Limiti alle campagne elettorali
In Francia esistono tetti di spesa molto rigidi per le campagne elettorali, insieme a rimborsi pubblici proporzionati ai risultati elettorali e alla trasparenza nei bilanci dei partiti.
Esempio: nel 2012, Nicolas Sarkozy è stato indagato (e poi condannato) per aver sforato il tetto di spesa nella sua campagna elettorale. Questo dimostra che le regole, se applicate, possono colpire anche figure potenti.
4. Unione Europea – Regole antitrust e tutela del pluralismo informativo
L’UE ha cercato di:
limitare la concentrazione dei media, per difendere il pluralismo;
applicare regole antitrust a grandi aziende (es. multe a Google e Amazon);
avviare regolamenti su trasparenza degli algoritmi e intelligenza artificiale, per ridurre il potere arbitrario delle big tech.
Nota: il Digital Services Act e il Digital Markets Act (DSA/DMA) sono tentativi recenti per riportare le piattaforme sotto un controllo democratico.
5. Nuova Zelanda – Regole elettorali e sistema proporzionale
La Nuova Zelanda ha un sistema proporzionale misto (MMP), che impedisce a un solo partito di dominare troppo a lungo. Inoltre, impone limiti ai finanziamenti privati e garantisce un accesso mediatico equilibrato durante le campagne elettorali.
In sintesi:
I principali strumenti per contrastare l’eccesso di potere economico nella democrazia includono:
Tetti di spesa e trasparenza nei finanziamenti politici
Finanziamento pubblico ai partiti
Antitrust e limiti alla concentrazione dei media
Accesso equo all’informazione
Educazione civica e cultura della legalità
Naturalmente, nessun sistema è perfetto. Ma dove c’è una cultura democratica forte e partecipazione attiva, è più facile che questi strumenti funzionino davvero.
Per non farli funzionare in Italia è bastato allontanare dal voto – per voltastomaco – quasi la metà degli elettori tanto “i tessitori della comunicazione” sanno che lo zoccolo duro dei loro elettori li vota comunque sia disdicevole quello che fanno. La vittoria poi viene in base a quanti si riesce a “catturare” tra i non votanti e in base alla volontà di aggregazione dei potenziali alleati
Letture utili: 1. Chomski https://www.deliapress.it/editoriali/mi-sono-incontrato-con-chomsky-dovrebbero-incontrarlo-tutti/ |
Lertture utili. 2. Democrazia recitativa, Crowchy https://www.deliapress.it/editoriali/democrazia-recitativa/ |
Letture utili: 3. La rana bollita https://www.deliapress.it/editoriali/la-sindrome-della-rana-bollita-saltiamo-ora-o-ci-tocchera-la-sua-sorte/ |