Continua da trent’anni l’impegno culturale dell’UTE-TEL-B, acronimo di Università per la Terza età e per il Tempo Libero della Bovesìa. Un impegno a 360 gradi in ogni versante culturale e del tempo libero che si è realizzato con una miriade di iniziative: circa 800 incontri (lezioni, convegni, conferenze), 117 viaggi in Italia e all’estero (il 118° il 15-16 dicembre prossimamente  a Salerno-Pompei) , decine di pubblicazioni, manifestazioni sportive, corsi (archeologia, informatica, inglese, arabo, …), laboratori/scuola (pittura, mosaico, decoupage, …), donazioni, Premio internazionale di poesia “Delia-Città di Bova Marina”, … da quattro anni  deliapress.it

*************

Con la pubblicazione di Franco Nirta continua l’attenzione sulle problematiche sociali e individuali.

L’intento dell’UTE-TEL-B è di essere una presenza realizzatrice e qualificante per  la difesa e promozione dei valori e tra i valori ci sono le persone con il loro talento spesso nascosto o sconosciuto ai più, talento che vogliamo evidenziare, per cercare di ribaltare un’immagine del nostro territorio troppo spesso spostata sul negativo, ma anche per consentire ai personaggi che ci degnano della loro presenza di essere riconosciuti nelle loro valenze.

Franco Nirta, avvocato, poi magistrato onorario, non pago del solo esercizio della sua professione, si sposta sul terreno della narrazione e arriva alla sua terza pubblicazione fornendo stimoli interessanti ai presenti e ai lettori. E’ la storia non dell’essere prete, ma di un prete divenuto tale senza la dovuta vocazione che  degrada a routine il suo ministero, indifferente alle problematiche degli altri che a lui si rivolgono:  il prossimo come occasionale compagno di viaggio, come colui che ti racconta i fatti, “poi tu scendi  ad una fermata, lui prosegue,  e a te non  importa niente cosa ti ha detto e dove è diretto. E’ la storia di un prete che cede alle tentazioni della carne, una donna, un figlio, ma non senza un intimo travaglio a differenza di altri che si aggiustano la coscienza. Una sofferenza che non lo abbandona mai: “Dio mi ha concesso una vita e io l’ho sprecata”,”domani in confessione berrò fino alla feccia l’amaro calice del rimorso e del pentimento”.

E se Franco Nirta con il suo racconto ha fornito lo stimolo per riflettere, a Palma Comandè ha  fornito la possibilità di una relazione che ha evidenziato le connotazioni di tutti i personaggi, le analogie e le differenze, le problematiche sottese, entrando nelle pieghe più profonde e estraendone gli aspetti etici, sociali e   antropologici.

Ma Palma Comandè, un altro talento della nostra terra, è avvezza a simili performance.

Il Nirta usa una bella prosa in una storia che ti avvince e si fa leggere d’un fiato.

Nel racconto parla il prete e racconta la sua storia e l’autore gli mette in bocca considerazioni calzanti  come se quel prete fosse lui, si immedesima nel racconto al punto di diventare quel prete. Grande capacità di scrittore.