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 Esordio a somiglianza  umana

Arrivano a frotte come ad accorr’uomo alla massima caratura !

Dubbi a mille… si potrà ancora usare l’espressione, o sarà in futuro ormai prossimo più opportuno sostituire con andro- umanoide moventesi, altro che semo/vente  con sempre più larghezza dell’incedere magari un po’ scattoso ma quanta tenerezza in quegli occhioni da robot-tino  che guardano al mondo con aggraziato  candore …

Già a questo punto?! Di più… che dall’antico a  un di presso con l’arcaico vero e proprio, derivano notizie probabilmente sollecitate con il concorso  di quello stesso Erone, Alessandria  città portento d’Egitto diede i natali, magnificato nelle varie Ere, lente e vagamente farraginose così scorrendo, quale   gran mago di prodigi meccani di genere  automa protagonisti di erudite sue trattazioni da consultare  contro la monotonia di giorni e opere  ancora per il momento da intendersi alla maniera esiodea…

 Sia detto per inciso mentre da ora si entra nel vivo,sì proprio, di questo argomento non più fuori dall’ordinario come potrebbe sembrare anzi….

Il volumetto color bigio /polveroso  con le pagine che in qualche punto abbisognano classicamente del  desueto tagliacarte per essere di nuovo agibili staziona in bella vista sulla scrivania attendendo di minuto in minuto di svelare le sue  narrazioni su eventi  ormai favolosi nel senso letterale del vocabolo  tra i quali spicca una curiosità  da teca museale  fortunosamente rimasta immota tra i cartigli millenari di solitarie mitologie che  vanno di  fretta a incontrare tecnostorie contemporanee di varia umanità, ovviamente schivando con destrezza qualche ignavo algoritmo più che mai in cerca di conoscenza o supponendo tale,ossia alla sua portata!!

                                      Ove si descrive l’incontro iperrealista tra  due altere regalità

Non sono che loro l

La regina di Saba,tra luccichii di ori e perle agghindata tra fitti veli e mirabili vesti di palma più che di morbido bisso  poco in uso dalle parti di Ofir suo regno  di grandi ricchezze si scopre fortemente desiderosa,dopo averne a lungo sentito tessere le lodi da viaggiatori informati, di incontrare di persona Salomone  il sapientissimo figlio di Davide nella sua città  di Gerusalemme.

Così minuziosamente si legge in alcuni rari libri  che con passione bibliofila rendono edotti  su fatti  di certo remoti ma non tanto da meritare  un sicuro oblio, tale il  fatidico incontro annunciato, sempre stando alle antichissime cronache, da una trionfale entrata della regina in una città che al tempo poteva ben primeggiare per la grandiosità dei suoi monumenti nei confronti di lussureggianti capitali di gloriose stirpi come Ninive o addirittura Babilonia.  

  “Preceduta da uno stuolo di vergini che traevano suoni dolcissimi dalle arpe ebraiche….omissis…la regina attraversò la corte e s’inoltrò sotto il gran portico,stupendo a vedersi per le sue cento colonne di cedro intagliato.

….Omissis…fu introdotta nella sala del trono dove l’aspettava,circondato da tutti i grandi del regno,il monarca d’Israele.”

                                                                    Si alzi il sipario dopotutto!

“Il trono del re Salomone era la meraviglia delle meraviglie. Iram,il valente artefice di Tiro in quell’opera insigne aveva superato sé stesso. Quel trono tutto d’avorio e sparso di gemme…..omissis….sorgeva da un’ampia base a sei gradini marmorei….omissis….intorno palme d’oro e d’argento. Su quelle palme posavano pavoni d’avorio colorato messi in faccia ad aquile anch’esse d’avorio.

Sovra ogni gradino si collocavano maestosi due leoni d’oro che portavano sulla cervice due marmoree colonne.

Di fronte s’ergevano due aquile d’oro all’interno ripiene d’arabi profumi…..omissis

Tale era l’artifizio dell’opera che quando il re Salomone metteva il piede sul primo gradino a quel tocco un misterioso ordigno si muoveva di dentro;il leone stendeva la destra,l’aquila stendeva la sinistra. Il re vi poggiava sopra e saliva così di gradino in gradino. Giunto che fosse sul trono le aquile stendevano le ali sovra il  suo capo e una di esse calava dall’alto,prendeva fra gli artigli il volume della sacra legge e lo recava al monarca.

Qualche volta,in occasione di solenni giudizi……i leoni rugghiavano,le aquile sparnazzavano l’ali….fomentando un sacro terrore nell’animo dei chiamati a giudizio!”

Giusto a questo punto di evocazione entra in scena l’altra protagonista e la storia continua….

“Appena ebbe veduta la regina  comparire tra i due giganteschi leoni di marmo che fiancheggiavano l’ingresso della sala,il re d’Israele si levò in piedi…omissis… e mosse incontro alla sua ospite.

Presala per mano la condusse sul trono tutta confusa…e tremebonda a quel muoversi repentino dei mostri di metallo…”

 Passo dopo passo illustrato in diretta  recuperando a miglior vita uno dei  tanti tesori peraltro obnubilati a torto o a ragione  della nostra ponderosa,per quantità e qualità, letteratura che sbuca alla rinfusa bancarellara appena in tempo prima di scampare al macero/mattanza !

Ora queste rarità crogiolano le stanche membra,si direbbe pagine, nel tepore solitamente concesso da  soffitte o solai alla Ada Negri, avendo a disposizione un po’ di  spazio,che parola temeraria, e nel contempo  rispondere a chiamata …

“Nome  Anton Giulio Barrili, scrittore e politico,  ” L’anello di Salomone”, Racconto,ed. Treves 1908.” Biblioteca privata dell’autrice.

                                                     Semi-concludendo per il momento,a breve si riprende….

Nell’immanenza tra mito e storia,unità di misura il millennio,si percepisce con grande evidenza  che  l’essere umano,sic et simpliciter, sotto ogni longi/latitudine esistenziale ha coltivato il pallino di regalare alle cose di per sé inanimate dignità di movimento scomodando di volta in volta fior di esperti dai quali esigere potenza inventiva e perizia ingegnera, così da tramandare ricorrenti analogie…

In faccia  alle onde  a un passo dall’Ulissiade cantata nello Stretto, che fa quasi da aedo,  con addirittura ambizioni  omeriche si erge quel monumentale Orologio Astronomico ,pare tra i più complessi nel mondo, resuscitato a nuova vita nel campanile del Duomo di Messina dopo vari fruttuosi tentativi di annientamento  per volontà naturale,vedi alla voce terremoti,nonché umana,vedi bombardamenti durante l’ultima guerra mondiale in area  cittadella borbonica ultimo baluardo secolare !

Il manufatto in questione risalente al lontano 1933, straripa letteralmente come in certe capitali svizzero/valligiane, di statue e fantocci lieti di muoversi come automi  qui destramenteincaricati di narrare attraverso i loro movimenti meccani ,la storia della Città dello Stretto,sovrastante il ruggito del Leone croce e delizia di anni infantili per chi scrive,  messinese di nascita, sempre  impavida ad ascoltare dal vivo a mezzodì in punto, nonostante inconfessabili piccoli brividi crescono che né lo squillante chicchirichì da Vespro alla riscossa e neppure il soave suono dell’Ave Maria schubertiana riescono a smorzare…. 

                                                                Levigati visini in giro per le stanze del mondo

Ammirevoli esempi di oggetti che varieggiano  negli stili, nelle posture,nelle fogge dei costumi ideati su misura da un  demiurgo  in atto di rendere amoroso omaggio alla  maggior leggiadria, siano esse Coppelie  eternamente rapite  nell’ardore della danza o  meno blasonate bambole  che  con  decorativa diligenza s’ingegnano a eseguire trame di porcellana …

A comando un braccino si alza ,una gambina muove qualche incerto passo,gli occhioni roteano di blu tra lunghe ciglia mentre boccucce a cuore  flautano soavi vocine  tra la festante ammirazione  della frugola che  l’ha ricevuto in dono dagli gnometti di Babbo Natale il più conosciuto dei  giocattolai  nel regno delle fiabe!

Prima o poi, una giovane  fanciulletta/ pupilla, osando la lingua dei Padri (stra) parlerà ciarliera ammuina  con artificiosa intelligenza  ormai da copione…

 A questo punto gli astanti  si riservano  la proustiana facoltà di richiamare da un   tempo peraltro assai remoto    un’illustrissima ava,passabilmente snodata per l’epoca, aspetto  assai raffinato,tra vesti e monili d’oro ancora  un balzo nell’antico con  passione!!!, che capeggia le sue consorelle moderne ,bambole  che altro!,dall’alto di un nome sensibile già dalla nascita  aristocratica quale amata figlia di Crepereio, ninfa a lungo cullata  in acque tiberine  che ne hanno preservato il sembiante d’avorio insieme alla folta chioma capelvenere  per restituire entrambi pressocchè intatti dal buio del lussuoso sarcofago alla  grandiosa luce romana.

 Un fausto destino  conclama la celebrità di Crepereia Triphaena, grazie anche  all’evocazione  epifanica di Giovanni Pascoli  chela immortala nel suo carme saffico mentre incede verso l’Urbe quale ultima dea/deità,Vitrea Virgo  alla testa  del funebre corteo di sposa bambina,defunta appena prima delle felici nozze con  il suo promesso Fileto.

                                             Tratto da  un racconto anni’80 s.p., intitolato Sogno d’estate, autrice chi scrive.

Gattopardiano resta quel ritroso andare…..(Da “Gattopardo”  lirica di M.V.,pubblicata nella rivista “Contenuti” di Pellegrini ed. Cosenza,1985.

L’azione si svolge in una piccola città barocca di rosa e di miele scolpita in una pietra amica,morbido-dorata che accoglie la vita della giovane figlia del signore  del luogo intenta  a festeggiare il suo sedicesimo compleanno.

“  Il banchetto volge alle frutta…assaggio  un dolce grappolo che proviene  dalle nostre vigne solari, sarà certamente zibibbo….profumatissimo di quella particolare fragranza che a ogni acino evoca l’oriente misterioso, grazie  agli Arabi acquartierati per secoli ad ogni angolo di queste nostre incantate contrade……Omissis….

Tutti attendono il dolce con la consueta golosa aspettativa ….chissà cosa avrà inventato il mastro pasticcere di Palazzo per l’occasione…. Prima ancora che i valletti che sorreggono il vassoio avanzino per deporre con ogni riguardo il capolavoro configurato a forma di torta, giusto al centro della tavola,si odono di già esclamazioni di genuina ammirazione da parte dei commensali.

In assoluto si erge davanti  ai loro occhi estasiati  una superba  fiaba di marzapane che riproduce  addirittura un antico maniero,tra quelli  che  punteggiano ancora numerosi  le nostre campagne…

Possenti torri merlate lo difendono ai lati come nella più squisita tradizione cavalleresca che consente di accedere alle sorprese ben celate all’interno delle sue  mura tramite  un ponte levatoio sospeso sopra un fossato di zuccherosa glassa  color del cielo sereno.

Per un po’ anch’io  rimango imbambolata ad ammirare una simile  opera d’arte pasticcera e devo riconoscere che  il mio signor padre per una volta dimostra affettuosa condiscendenza verso i miei più riposti sentimenti tanto da far chiamare in sala  il cuoco vero artefice della maravigliosa creazione …

.Pare proprio che vi siano altre novità da svelare ed  ecco avanzare mastro Vincenzo a ricevere con modestia i complimenti di tanti  illustri messeri invitati al piacevole convito…

Dopo avermi indirizzato gli auguri di circostanza egli mi invita senza indugio a tirare una cordicella posta discretamente in basso nel torrione alla mia  destra che in un primo tempo non avevo notato.

 Incuriosita ed eccitata come mai non esito ad ubbidire…

Con un piccolo scatto metallico il ponte levatoio si abbassa e in quel preciso istante si catapulta in avanti un fantaccino in divisa, quella  indossata dai reggimenti spagnoli che da tempo  governano la nostra isola, il quale reca uno stendardo ove il cuoco ha disegnato con la sua arte sapiente gli  auguri di felice compleanno!                                                                                                            

                                                                                     Omissis

In realtà si tratta di un curioso pupazzo meccanico in tutto simile a quelli che da qualche tempo,come riportano scarne notizie in merito,  stanno spopolando presso le grandi corti europee al punto che le dame più eleganti  pretendono di possederne almeno uno da sfoggiare come segno di prestigio.

 Perfino alcune teste coronate,tra le più potenti d’Europa,non disdegnano di baloccarsi con questi automi, scientificamente  costruiti al pari  di sofisticati giocattoli in grado di imitare  i movimenti umani,sia pure  i più  semplici e ripetitivi…

                                                            Epilogo da romantica ed eterna aubade à la lune

                             o dal titolo di una tra le più sentimentali  di queste meccane raffigurazioni.

La nostra protagonista si mostra  sinceramente ammaliata di fronte agli eventi appena descritti…

“Mai avrei supposto di possedere una di queste affascinanti meraviglie meccaniche, dato che,come pare scontato, certe novità  arrivano irrimediabilmente  in ritardo da noi,abitanti di una piccola città di provincia…..

E invece l’incredibile è avvenuto !”