E venne  il giorno di Santo Stefano: vuoi che non chiudiamo col botto il Santo Natale? E così a Milano non solo botti ma anche botte, sassate, lacrimogeni, coltellate, fumogeni, sprangate, manganellate e………Porco boia!!!!! c’è scappato il morto!!!!!

Puntuale il vespaio di soliti bla bla di costernazione e giù duro con proposte di chiusura delle curve, magari anche degli stadi, divieto di trasferte: sgomento tra i caini delle curve, ma durò poco, si era ancora nel clima festoso del più grande Evento della Cristianità quindi con Cicerone “Nihil sub sole novum”. Amen, aggiungo io.                                                                                                                                 Fu allora che una voce si levò possente:” Nessuno tocchi Caino!!!!”fermo e solenne il tono pareva minacciar vendetta” sette volte tanto come da Scritture, era la voce del turbo-ministro dell’Interno tutto Vangelo e Rosario che tuona:” Il destino di tanti non può esser deciso da pochi chiudendo stadi e curve”; sospiro di sollievo dei cainanti da stadio che non tardarono a replicare a Roma ma qui non c’è gusto se non c’è il morto quasi non fa più notizia.                                                                                                                        Celebri le parole del grande Ettore Petrolini rivolte ad uno spettatore troppo petulante:” Io nun ce lò co te ma cò quelli che te sò vicini e che nun te buttano de sotto”; ecco invece io ce l’ho coi caini delle varie curve e con un ministro cuore rosso-nero(più nero che rosso) che tenta di emulare il Cavaliere memore della paccata di voti presi da quelle parti all’epoca della sua discesa in campo.

Ci sarebbe da avercela anche con altri ma per ora coltivo un sogno: immaginate che per qualche mesetto allo stadio facciamo entrare solo i soliti caini curvaioli, nelle tribune solo i dirigenti e il resto deserto; immaginate ancora di non guardare in TV e non ascoltare alla radio niente ci calcio; e ancora immaginate che i genitori non facciano più a gomitate  perchè i loro bambini entrino in campo per mano dei loro idoli (anche questi ultimi non senza colpe).                                                                                                               Quanto a qualità della protesta che ne scaturirebbe i gilet gialli ci farebbero un baffo e sicuramente gli addetti ai lavori tenterebbero davvero di drizzare la rotta di questa “nave senza nocchiero in gran bordello” della serie quando l’acqua arriva alla gola si impara a nuotare; ma faccio mea culpa è utopia allo stato puro ma “Chi può impedirmi di sognare? “disse il vecchio autista comunista al padre del ” Ragazzo di Calabria.

 

 

 

iachinoF                                                                                   17-1-2019