Al Palazzo Reale di Palermo, apre i battenti dal 16 settembre, la mostra dedicata al Mare Nostrum promossa dalla Fondazione Federico II e allestita nelle Sale Duca di Montalto fino al 31 gennaio dell’anno prossimo. Un tutt’uno di terra e mare in cui da millenni tutto confluisce

“Terracqueo” è la narrazione di un immenso patrimonio archeologico che racconta dell’incontro e dello scontro tra popoli che hanno solcato il Mediterraneo e abitato le sue terre. Con l’esposizione di 324 reperti la mostra ricostruisce la storia del Mediterraneo attraverso un percorso articolato in 8 sezioni, dalla geologia ai giorni nostri, passando per il commercio, le guerre, le navigazioni e l’archeologia subacquea, trasportando il visitatore in un emozionante viaggio tra i secoli, raccontando il contesto socio culturale.

Otto gli “step” narrativi sopra e sott’acqua o nella terraferma : “Un mare di storia”, “Un mare di migrazioni”, “Un mare di commerci”, “Un mare di guerra”, “Un mare da navigare”, “Un mare di risorse”, “Archeologia subacquea: passato e presente”, “Il Mediterraneo. Oggi”. Dalla geologia ai miti mediterranei, dalla colonizzazione greca ai fenici, dal commercio alla globalizzazione dei giorni nostri, tra guerre e civiltà.

Micciché: “E’ possibile che la povertà porti la civiltà” 

“Se voi guardate queste immagini che ci girano attorno – sostiene Gianfranco Miccichè presidente della Fondazione Federico II – vi rendete conto che il Mediterraneo è tutto terzo mondo. Tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo sono Paesi più o meno poveri. Però è il centro della civiltà mondiale, è questo che deve fare riflettere. Io non credo che sia la civiltà che porta povertà, ma è possibile che sia la povertà che porta civiltà invece. E’ possibile – ha concluso Micciché – che le difficoltà, lo star male, il dovere combattere ogni giorno per sopravvivere, porti civiltà”.

Ascolta l’intervista a Gianfranco Miccichè

L’obiettivo degli organizzatori della mostra è dichiarato: “donare al visitatore una chiave di lettura dell’antichità per rituffarlo improvvisamente nel presente e fargli percepire cosa era il Mediterraneo ieri e cosa è diventato oggi”.

Un viaggio nel tempo che fa apparire il Mediterraneo un ponte per le culture di tutti i popoli.

Samonà: “Ritornare a pensare che ogni centimetro,è sacro, poiché è creato

“Può essere ponte per ricordarci che il nostro pianeta può essere ponte per ciascuno di noi – ha dichiarato l’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà – per riportare alla nostra attenzione, al centro della nostra vita, il rapporto con il luogo in cui viviamo che è anche un rapporto sacro, essenzialmente: perché quello che si è perso, il senso del Sacro, ci ha fatto distruggere mari e terre, ci ha fatto distruggere acque e territori che si affacciano sul Mediterraneo. Ritornare a pensare che ogni centimetro, sia esso di acqua o di terra, Terracqueo è il nome di questa mostra, è sacro, poiché è Creato – ha aggiunto Samonà – ci invita a rispettarlo, a viverlo, a essere noi stessi ponte tra questa realtà orizzontale e una realtà verticale che ci invita al grande messaggio che è anche il messaggio cristiano”.

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