Per la cronaca si è già al secondo momento di questa affabulante narrazione sulle componenti artificiali che ormai si accompagnano sempre più spudorate al nostro quotidiano, vano auspicando che non perdano o riacquistino, dipende dalle circostanze d’intorno, il contatto piedi per terra, con quella che dovrebbe/deve rimanere al posto di comando, quale unica portentosa facoltà umana il puro ben dell’intelletto, di fatto immutabile/immortale, ovvero dantesco, al quale si rapportano le decisioni vitali uguale finali e viceversa!
E pensare che perfino presso i mitici umani, alle prese con il necessario ridimensionamento di comportamenti superbiosi nulla di meglio che evidenziare la non indispensabilità in rima baciata con ineluttabilità che poi fa il destro con quel pontificale sentenzioso e via dicendo in cine- salsa nessuno è perfetto per approssimazione creativa e dintorni!
Stando alle ultime, si apprende con fare circospetto che sia in atto una strana moltiplicazione di i.a., non a caso si sceglie di riferire in minuscolo, laddove finora si era adusi a interloquire su derrate alimentari di pregio quali uniche protagoniste di evangeliche transazioni, per dirla tutta, miracolistiche!
Di conseguenza permane una mefitica impressione che a breve possa capitare l’esatto contrario e cioè,atteggiamento in fabula, l’umano essere pensante che graziosamente deambula sub specie aeternitatis in compagnia di acclarati motti filosofici , senza alcun preavviso si scopra vulnerabile di fronte alle iperuraniche larghezze soverchie, a quando a quando soverchianti, in tema di comuniconnessione dispiegata grazie a diversamente intelligenti organismi in ogni angolo di mondo, o così sembra e reagisca delegando,abbaglio grossolano, la responsabilità della scelta ad altro da sé, nella fattispecie l’attuale detentore di procedimenti detti risolutivi, in volgare algoritmo!.
Muovendo incontro al futuro
Dopo attenta digressione in tema come questa appena escussa che incidentalmente funge anche da “preambolo” si può ragionevolmente proseguire con l’obiettivo già in titolo spaziando tra evi millenni in cui si sono succedute infinitesime presenze autò-matos, avverbiale in uso presso Arist., sta per filosofo, avverte il solito dispensatore di abominevoli trabocchetti in versione vocabolo greco-liceale tutto d’un pezzo come il marchio germanico Gemoll che nulla concede a pause rigeneranti grazie alle frasi idiomatiche pari pari tradotte e custodite in dizionari più caritatevoli!
Lui all’opposto continua impietoso a dettare nozioni sulla falsariga dea del caso addirittura fortunato quando si avvale della automatìa che fa da se…. un detto da rispolverare!
Cosi scovando arcano/arcaiche ricognizioni di trapassate memorie da ricacciare subito nell’angolo senza indebite interferenze tra valori e radici emotive che possano anche alla lontana rallentare l’odierna corsa alla conquista di informazioni tecno-robotiche come fosse quella all’oro!!,si viene a sapere che perfino gli dei dell’olimpo, cosi sulla terra gli incommensurabili geni,studiosi e inventori, abbiano subito il fascino del meccano, cimentandosi con gran diletto nella costruzione di spesso armoniosi sembianti – automi di cui vi è traccia in preziosi schizzi magari vitruviani, esempi di gran lusso, richiamando alle sua eccelsa opera Leonardo che posta temporaneamente a servizio l’assolutezza del suo genio, per compiacere l’augusto anfitrione monarca francese Francesco I di Valois con omaggi a inizio giornata recati da un maestoso balocco a forma di leone meccanizzato in nobile oro…..attendibili cronache d’epoca dettagliando a riguardo in vari dizionari enciclopedici!
L’attenzione in questo particolare frangente va però riservata allo zoppo e affumicato dio fabbro forgiatore di immediate folgori al comando di Zeus e in seconda di armi da destinare agli illustri eroi e guerrieri del Mito, chiamasi Efesto , divino metallurgico ante litteram, totalmente servizievole nei confronti della Venustà sua consorte,dea Venere che si pregia di fargli visita nella fucina arrossata dal fuoco di Etna/ Vulcano, abituale dimora dei Ciclopi i forzuti aiutanti di bottega!.
Si ricava anche da “Notizie e racconti” compendio sulla mitologia greco-romana nato dalla penna di un forbito critico e letterato di nome Giuseppe Morpurgo ormai risalente ai passati decenni dello scorso secolo Novecento, ospitato presso solita bancarella sulle rive del Tevere nella Capitale,in attesa di far parte della proprietà libresca di chi scrive.
Le doti di Efesto si rivelano di altissima creatività manuale al punto che leggenda mito e storia mitologica in un trio di rarefatta perfezione sogliono rappresentarlo mentre si dedica con superna bravura a ideare nella sua forgia infuocata disparate,di forme e di uso, invenzioni tecniche a getto continuo, si direbbe con linguaggio ultra contemporaneo.
A riguardo esistono quale prestigiosa testimonianza alcuni versi racchiusi nel diciottesimo libro dell’Iliade di Omero di cui il proemio ideato dalla sublime traduzione del Monti consegna all’eternità eroica la funesta furia di Achille che luttuosi eventi ha causato nei vari secoli/decenni non solo agli Achivi dal biondo crine quanto e più alle intere generazioni di studenti ginnasio-liceali inchiodati senza scampo a misurare le conseguenze di lacrime e sangue entro schemi di studio peraltro ottocenteschi, vedi riforma Casati del remoto 1859 , se si vuole validi ancora adesso con qualche inevitabile distinguo !
Talora berciando in un improbabile miscuglio di greco classico italianizzato in ossequio al malvezzo di ripetizione mnemonica gli effluvi delle gesta eroiche narrate nell’Iliade si diffondono nell’aula insistendo da sempre sui medesimi argomenti a scapito volontario di altri da tralasciare come quelli che descrivono gentili figurette meccane, mentre svicolano silenziose ed efficienti in mezzo alle preziose suppellettili riposte nella fucina agli ordini di Vulcano-Efesto.
Il quale a onor del vero manifesta una emotività geniale nel creare tali fanciulle in veste di vaghe ancelle rivestite di oro fino, alle quali non manca il vigor d’intelletto afferma Omero per voce del Monti e sua esimia traduzione.
Niente altro,al giorno d’oggi se non quella che viene osannata intelligenza artificiale in istantanea, riservando gli altri mezzi/media per esprimersi ,quasi una provocazione!?, a chi si rivela in grado di segnalare a cospetto delle incredule future genti che le suddette graziose ancelle sono coadiuvate nella loro opera a servizio degli dei riuniti a banchetto da vassoi/tripodi con rotelle per il trasporto di vivande, oh genuino stupore! costruiti dal Nume a suo modo benefico fabbro, medesimo scenario l’Iliade omerica!
Un’ultima fatica ,o sarebbe più esatto parlare di un vero prodigio, tenta ancora la genialità del Nostro ossia un capolavoro di gran lunga degno di iperbole, plasmato con acqua e argilla secondo i dettami di Zeus a somiglianza delle dee, semmai più affascinante, Pan-dora,ricolma di tutti i doni.
Ella ,per alcuni incarna un artifizio/automa senza anima mentre per altri esegeti è dotata di una qualche scintilla di vitalità intellettiva che la farebbe quasi gioire nell’aprire il suo malefico recipiente,in arte poetica chiamato vaso, da dove sbucano fuori controllo i mali destinati alla povera umanità, si direbbe in piena sintonia con il super citato assioma virgiliano, d’altronde ancora un poema! ” Timeo Danaos vel dona ferentes”….
Semi-epilogo,continua….
Intanto risulta d’obbligo il sempreverde “nulla di nuovo sotto il sole” disarmante verità sul fatto che gli incliti progenitori siano stati spesso in grado di esercitare virtute e conoscenza talora con il lodevole obiettivo di indirizzare ai posteri ardue eredità etico spirituali di cui tornare a far tesoro senza tema d evidenziare la perspicuità delle umane epifanie.
Il seguito alla prossima…..