A fine 2014, qualche mese dopo dell’elezione a Sindaco di Giuseppe Falcomatà, ci eravamo ripromessi di non giudicare l’amministrazione, non dotata di bacchetta magica. Il repubblicano On. Francesco Nucara qualche tempo dopo pubblicava un libro, La grande Reggio. Una storia della città, dedicando gli ultimi capitoli alla situazione reggina che si presentava nel 2015, con tanto di reportage fotografico. Il libro fu consegnato ai nostri amministratori, dicendo loro che a fine mandato avremmo confrontato la città da loro ereditata con la città che ci avrebbero lasciato. A pochi mesi dalla fine del loro mandato, possiamo accertare che servirebbe un altro libro per documentare il cambiamento della città, sfortunatamente in peggio. E ci stupiscono le esternazioni di vari Consiglieri, e del Sindaco stesso, annuncianti dalle loro finestre una città meravigliosa. Vengano a vivere in periferia. Solo in questo modo potranno capire i disagi che i cittadini devono affrontare nel loro vivere quotidiano.
Altro segno di demerito è la frantumazione di ogni tipo di rapporto con quelle forze politiche critiche, rimaste isolate ogni qualvolta non condividevano il pensiero del partito dell’arroganza, di quel PD del 40% alle europee troppo sicuro di sé, andato a sbattere contro un muro.
La città è ferita, lacerata economicamente e moralmente. Una classe già prima di andare al potere può essere dirigente. E deve esserlo: quando è al potere diventa dominante, ma deve continuare ad essere anche dirigente. Non sono parole repubblicane, ma di Antonio Gramsci. Oggi ci sorge il dubbio che i nostri amministratori non siano mai stati dirigenti, ma solo dominanti.
Non ce ne voglia il Sindaco, né tanto meno i cittadini, ma tenere gli ultimi “colpi” di battaglia per vincere la guerra delle prossime elezioni comunali, vedi rifacimento integrale di alcune strade e il lancio di nuove assunzioni, è sintomo della peggiore e becera politica. La prima libertà è quella dal bisogno, il centrosinistra dovrebbe conoscere bene anche Marx. Sfruttare le enormi necessità di questa città per tutelare le proprie posizioni di “dominatori” non è fare del bene alla cittadinanza, anche se si tratta di assunzioni nel nostro deserto lavorativo.
I repubblicani sono convinti che non è questa la strada da seguire. Tappare una buca, aggiustare una perdita d’acqua o potare un albero sono opere di regolare amministrazione, fatte passare per grandi favori da comparato. Non dimentichiamo che Falcomatà è anche Sindaco Metropolitano. Avrebbe potuto programmare opere per la crescita dell’intera Città, ma preferendo puntare alla rimodulazione di piazzette periferiche, ha dimostrato la sua statura da buon consigliere di circoscrizione. Se avessimo saputo che la Città Metropolitana sarebbe servita a questo, avremmo pensato ad altro.
Reggio merita di più, servono interventi programmati. come già esposto alle forze politiche con cui i repubblicani hanno aperto dei confronti in vista del rinnovo del consiglio comunale, occorre uscire dal campanilismo partitico e trovare una giusta guida, superpartes, che possa far crescere rigogliosa l’ormai secca e spoglia Reggio Calabria.